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Quando nella quotidiana conferenza stampa all'Ipz sulla Mohrenstrasse il giornalista Riccardo Ehrman aveva chiesto «Non pensate di aver sbagliato politica in materia di viaggi..?», il portavoce del Politburo Guenther Schabowsky da giorni sempre più insicuro aveva tirato fuori dalla giacca una lettera appena consegnatagli in cui a poca distanza l'una dall'altra c'erano le parole «autorizzazione» e «viaggi privati». Ma da quando? «Da subito credo», come fosse una cosa normale. Normalità. Non è quello che cercavamo tutti dopo troppe tragedie? Alle nove di sera del nove novembre mi ero fatto trascinare da migliaia di anime dantesche attraverso il passaggio scardinato della Bornholmer Strasse. Incontrai subito a trenta metri a Ovest del Muro Paul e Christine, due ventenni che piangevano abbracciati nell'epicentro di una gioia planetaria. Si erano conosciuti due anni prima durante una gita scolastica di Paul a Est. Vivevano divisi dal Muro a pochi chilometri di distanza, ma ogni quindici giorni, per vedersi, lei prendeva il treno per Dresda e poi per Praga e lui la raggiungeva in macchina attraverso la Baviera sino al ponte Karlov. Ora la vita sarebbe diventata normale.